Serra Maurizio - 2011 - Malaparte. Vite e leggende by Serra Maurizio

Serra Maurizio - 2011 - Malaparte. Vite e leggende by Serra Maurizio

autore:Serra Maurizio [Serra Maurizio]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Biography & Autobiography, Literary Figures, Literary Criticism, General
ISBN: 9788831713320
Google: 0JpoLwEACAAJ
editore: Marsilio
pubblicato: 2012-12-14T23:00:00+00:00


2. OVE SI NARRA DI UN VASO DA NOTTE E DI UN SIGARO

Svelare o occultare l’orrore per denunciarlo meglio? Oppure interiorizzarlo, farsene l’ispiratore e il complice, allo scopo di trovarvi, realizzati da altri, i nostri fantasmi più inconfessati? È la scommessa dell’intellettuale alla metà del XX secolo, di fronte all’agonia dell’Europa, «questo animale ferito», come la chiamerà Churchill, in una rara parentesi metafisica del suo temperamento di lottatore. Siamo oggi in una posizione migliore per capirlo? Non è sicuro. Se nasce dall’imperfezione umana, l’assoluto può diventare una tentazione diabolica, che purifica gli animi sui patiboli. Fin dagli anni trenta, Malaparte aveva capito che le strutture mentali, gerarchiche, piramidali del comunismo sovietico e del nazionalsocialismo erano fondate sul modello ecclesiastico. Il partito unico, in entrambi i casi, era modellato sulla Chiesa universale, con la salvezza o la dannazione offerta per il tramite della classe o della razza, e una guida infallibile alla sua testa. I congressi del partito unico non assomigliavano forse a concili? E non valeva forse lo stesso per gli apparati di mobilitazione, di propaganda, ma anche per quelli di repressione e di annientamento, in mano a funzionari tenuti a obbedire fino alla morte, perinde ac cadaver, pronti ad affrontare, all’occorrenza, la scomunica e il rogo?42

Oggi questa analisi può sembrare banale: l’aspetto dogmatico e clericale del totalitarismo e la sua caccia agli eretici sono diventati dei luoghi comuni. A quell’epoca era invece un’analisi – relativamente – nuova. Sappiamo che Malaparte è dotato di una potente capacità di assimilazione, a detrimento del rigore dell’analisi. Non è tanto l’occhio, la facoltà di osservazione a prevalere in lui, quanto la capacità di rivolgere lo sguardo verso l’interno, un po’ come le ciglia ritorte del dio Auramada della sua infanzia. Se la rivoluzione divora i suoi figli, la barbarie per lui è nondimeno il prodotto di una civiltà che si prepara a divorare i suoi padri. Quando ci s’interroga su tutte le tragedie del secolo, si è colpiti dall’ambivalenza della funzione degli intellettuali. Sono loro che spesso hanno dato il segnale della rivolta contro l’oppressione, ma, quasi altrettanto spesso, hanno preparato il fanatismo degli spiriti, il marasma morale, la mancanza assoluta di buona fede o, quanto meno, di buon senso. Malaparte, che già amava poco la categoria prima della guerra, non intende affatto esonerarla dagli errori commessi nel corso del conflitto. Gli intellettuali che mette in campo sono generalmente figure senza levatura, se non depravate, a parte alcuni testimoni della buona e bella Europa del tempo che fu, come Axel Munthe, e pochi altri. L’unica eccezione è forse il ministro spagnolo in Finlandia, il conte Agustín de Foxá, marchese d’Armendáriz, al quale Malaparte attribuisce il ruolo di Virgilio in Kaputt, anche se osserva che «ha una grande libertà intellettuale, ma appoggiata a un muro alto, liscio, insormontabile. In un certo senso, è la mia antitesi»43. Diplomatico, ma anche giornalista e scrittore, de Foxá (1903-1959) è stato un emarginato di lusso. Nazionalista convinto, figura tra gli autori dell’inno alla Falange Cara al sol e fu il rappresentante del movimento nell’Italia fascista.



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